Mi domando costantemente cosa siano esattamente le regole, e come io debba rivolgermi ad esse.
In un sistema sociale, le cosi dette Leggi e/o Regole di comportamento sociale, accorrerebbero alla crescita in prosperità della comunione.
Direi, senza troppi mezzi termini, anche in barba al più nichilista dei pensatori, che ad Oggi, le stesse Regole, accorrono al consumo sociale.
Capitolo che andrebbe aperto e discusso in sedi ricche di un sano contraddittorio.
Quindi, ne conviene un ragionamento Doppio, ove da un lato vive l'individuo e dall'altro vive la comunità.
La comunità, nell'eccezione più semplice, ha convenzioni che accorrono per un chaos ordinato, come il traffico, le code etc.
In un mondo in cui le regole puzzano di menzogna, anche le convenzioni vengono abbandonate, e così la ragione dell'individuo prevale. E dove il buonsenso cessa di essere è la forza a divenire la nuova ragione.
Per quanto inerente l'individuo, le cose si complicano e non poco.
La felicità per il mondo greco antico risiedeva in due obbiettivi, conosci te stesso e applicati con misura.
Ora per ragioni che neppure ben saprei argomentare, il conosci te stesso nei secoli è stato soppiantato da altro...tipo...segui quelle regole e vedrai che andrà tutto bene,...probabilmente quando sarai morto.
E diciamo che personalmente, è una prospettiva che preferisco lasciare ai teologi, mentre abbraccio più serenamente la tesi nichilista del Dio è morto, soppiantato dal denaro.
Strumento e misura dell'epoca moderna.
Ma cosa domina i nostri pensieri, e perchè siamo così fermi nelle nostre convinzioni?
Come se un binario di auto imposizioni fosse scudo alle avversità.
Perché è così difficile accettare, che per conoscere se stessi, bisogna guardarsi dentro e trovare in noi stessi la forza di crescere, senza rimandare ad altri il nostro fallimento.
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