sabato 30 agosto 2014

Caduta Libera

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Liberamente cadiamo, perduti nell'oblio delle nostre finte decisioni.
In un divenire inutile, come le esistenze vuote che conduciamo.
Persi nei ritmi del  non senso.
Salutiamo il sole al mattino, e subito dopo corriamo a trovare il miglior parcheggio, per la nostra amata e pulitissima bara di metallo.
Perdiamo il nostro tempo.
Inconsapevolmente immaturi del sentiero da intraprendere.
Creature sconvolte dalla nostra stessa mente.
Sorridiamo come idioti al nostro corporeo disfacimento, senza alcun nutrimento
senza alcun desiderio, siamo macchine
perdute
alla ricerca di un senso, che spesso non trova altra risposta che nei propri profondi egoismi.

domenica 24 agosto 2014

venerdì 22 agosto 2014

L'ANALISI DI LUCA CAMPOLONGO / IN ITALIA TUTTO VA SECONDO LE PREVISIONI (DI ARTHUR LAFFER): GETTITO FISCALE SCHIANTATO. - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it

Ora io non mi sento ne politicizzato, ne tanto meno un economista, ma essendo un professionista, la pressione dell'oltre 70% la sento tutta...ma proprio tutta! Tanto da domandarmi che senso abbia lavorare...nel mio paese si intende.
Così ho pensato che pubblicando questo articolo (politicizzato) potessi essere di aiuto a chi ne avesse la volontà di comprendere quel minimo di economia elementare utile alla sopravvivenza, in particolare dare un'informazione che possa essere sommata alla disinformazione che troppo spesso serpeggia da mass media e faccendieri compiacenti, e poter così sviluppare un pensiero autonomo di comprensione, e poter nel caso si rpesentii l'occasione optare per la scelta più appropriata al caso.


L'ANALISI DI LUCA CAMPOLONGO / IN ITALIA TUTTO VA SECONDO LE PREVISIONI (DI ARTHUR LAFFER): GETTITO FISCALE SCHIANTATO. - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it

L'ANALISI DI LUCA CAMPOLONGO / IN ITALIA TUTTO VA SECONDO LE PREVISIONI (DI ARTHUR LAFFER): GETTITO FISCALE SCHIANTATO.

mercoledì 20 agosto 2014
Se Arthur Laffer avesse avuto modo di leggere i dati sulle entrate fiscali in Italia nel  primo semestre 2014 avrebbe sicuramente fatto fatica a trattenere un sorriso di soddisfazione: il crollo degli incassi rispetto all’anno prima nonostante la vagonata di tasse aggiunte dai governi Letta e Renzi sono l’ennesima conferma della validità dei suoi studi e della “curva” che prende il nome da lui.
In cosa consiste la “curva di Laffer”?  Essa mette in correlazione la pressione fiscale con le relative entrate. Esistono due punti in cui le entrate fiscali saranno a 0: quando le tasse non ci sono e quando esse prelevano il 100% del reddito dei cittadini. Nel primo caso,ovviamente, nessuno pagherà tasse perché non ci sono; nel secondo nessuno le pagherà perché non avrà convenienza a generare reddito poiché gli sarà espropriato integralmente.
All’interno di questi due punti, il gettito si muove in maniera differente a seconda della pressione fiscale esercitata sui contribuenti. Prima dei suoi studi, la maggior parte degli economisti era convinta che il punto di non ritorno, ovvero la percentuale di tasse oltre la quale un cittadino preferisce smettere di lavorare o prova ad evadere il fisco, fosse del 70%. Laffer, invece, ha spostato drasticamente indietro l’asticella, assestandola mediamente al 30%. A differenza di molti suoi colleghi universitari, Laffer ha basato le sue risultanze su dati empirici e non su teorie affascinanti, ma funzionanti esclusivamente sui grandi computer delle università.
Qual è attualmente la situazione in Italia? Secondo il sito www.scenarieconomici.it, la PRESSIONE FISCALE  E CONTRIBUTIVA REALE per un artigiano è del 66%, che sale al 69% per un commerciante ed addirittura al 72% per un professionista! Ci rendiamo conto che siamo a livelli da esproprio sovietico? Per quale motivo una persona sana di mente dovrebbe lavorare, lottare contro una burocrazia idiota,  migliaia di leggi fatte apposta per metterla in difficoltà, per poi tenersi solamente 28 euro su 100 a fine mese? E’ di tutta evidenza che chi ne ha la possibilità, appende il martello al chiodo, oppure riduce gli investimenti e cerca di fare il minimo indispensabile per poter vivere, qualora non sfoci in comportamenti illegali a tutela del proprio reddito.
Da Monti, passando per Letta e Renzi, (i tre premier non eletti voluti dall’inquilino del Quirinale), è stata una mitragliata di tasse incessante che ha depresso oltre ogni ragionevole buon senso la voglia di fare impresa in Italia.
A chi dice che se si abbassano le tasse sarebbe peggio, a chi dice che è tutta colpa dell’evasione se oggi la pressione fiscale è così elevata, noi rigiriamo il discoro: è colpa della pressione fiscale se l’evasione è così alta.
Non ci credete? Bene, vediamo un esempio di riforma fiscale radicale che ha tenuto ben conto della curva di Laffer: in Russia, il presidente Vladimir Putin ha introdotto una Flat Tax al 13% (sì, avete letto bene, 13% non 76%!) e, come testimoniato da uno studio del FMI condotto da Anna Ivanova, Michael Keen e Alexander Klemm, il gettito fiscale è cresciuto del 46%. Risultato sorprendente? No, se vogliamo si tratta del buon senso tipico della massaia nostrana (che ne ha sicuramente più di qualche professorone bocconiano): se devo pagare poche tasse, che senso ha rischiare multe o, peggio, la galera per evadere? Del pari, se ho un’aliquota fissa, sarò incentivato a lavorare di più perché avrò più soldi da spendere per il mio appagamento. Ragionamento esattamente opposto che viene fatto in presenza di un sistema fiscale progressivo come quello italiano, dove all’aumentare del reddito, aumenta la percentuale di tasse che lo stato pretende, per cui in certi casi conviene guadagnare di meno!
Qual è il difetto della curva di Laffer? Quella della semplicità: difatti la maggior parte degli accademici ritiene sia talmente semplice da spiegare che la capirebbe anche un bambino. Capite il paradosso? La semplicità del buon senso viene svillaneggiata da accademici che adorano perdersi in equazioni sempre più complicate per appagare il proprio ego personale e che, quando la realtà si prende la briga di sbugiardarli, non trovano niente di meglio che accusare la realtà medesima di non essersi adeguata alla loro teoria.
Piccola postilla finale: con il PIL in recessione, a differenza delle stime previste dall’inquilino non eletto di Palazzo Chigi e dal suo degno sodale Padoan, tutte le previsioni sul rispetto dei parametri ue sono andate beatamente a farsi benedire e mancano all’appello diversi miliardi di euro (per non parlare del prossimo anno, quando entrerà in vigore il fiscal compact): come pensa di recuperarli la premiata ditta Renzi-Padoan? Bussando casa per casa per farsi consegnare il portafoglio dai cittadini, o provando a seguire il buon senso e quindi tagliando drasticamente le tasse, magari con un’aliquota unica compresa  tra il 12 ed il 20%? Noi, purtroppo, temiamo di conoscere già la risposta, e non è quella che serve all’Italia.
Luca Campolongo
www.sosimprese.info
consulenza@sosimprese.info

venerdì 15 agosto 2014

Un pochino di storia...da valutare



Ali A. Rizvi Headshot


7 cose da considerare prima di schierarsi nel conflitto israelo-palestinese

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GAZA










 Sei filo-israeliano o filo-palestinese? Sono stato accusato di essere entrambe le cose. Questi termini mi affascinano perché si riferiscono direttamente alla natura ostinatamente tribale del conflitto israelo-palestinese. Non ci si riferisce universalmente in questa maniera a molti altri paesi. Perché questi due? Sia gli Israeliani che i Palestinesi sono complessi, con storie e culture diverse, e due religioni incredibilmente simili (anche se controverse). Schierarsi totalmente da una parte piuttosto che da un'altra non mi sembra sia del tutto razionale.
Si dice che la maggior parte dei musulmani nel mondo supportano i Palestinesi, mentre la maggior parte degli Ebrei supporta Israele. Questo è naturale - ma è anche problematico. Significa che non c'è qualcuno che ha torto o che ha ragione quanto piuttosto una tribù o nazione alla quale essere fedele. Significa che quelli che supportano i Palestinesi sarebbero supporter altrettanto ardenti di Israele se fossero nati a Israele o da famiglie ebree, e vice versa. Significa che i principi guida per la maggior parte delle persone su questo conflitto sono in gran parte dati dalla nascita - e che in qualunque modo noi intellettualizziamo ed analizziamo i componenti della faccenda mediorientale, quella rimarrà fondamentalmente un conflitto tribale.
Per definizione, i conflitti tribali prosperano e sopravvivono quando le persone si schierano. Scegliere una parte in questo genere di conflitti alimenta e aggrava la polarizzazione. E peggio di tutto, ci si sporca le mani. Quindi prima di scegliere da che parte stare nell'ultimo conflitto israelo-palestinese, considerate queste 7 domande:
1. Perché tutto diventa più difficile quando c'entrano gli Ebrei?
Più di 1000 persone sono morte a Gaza. Le polemiche dei musulmani si sono sollevate in tutto il mondo. Ma è davvero a causa dei numeri? Bashar al-Assad ha ucciso più di 180mila Siriani, principalmente musulmani, in due anni - più del numero degli uccisi in Palestina in due decadi. Migliaia di musulmani in Iraq e in Siria sono stati uccisi dall'ISIS negli ultimi due mesi. Decine di migliaia sono stati uccisi dai Talebani. Mezzo milione di musulmani di colore sono stati uccisi dai Musulmani Arabi in Sudan. La lista va avanti.
Ma è Gaza a fare parlare i Musulmani in tutto il mondo, sia sunniti che shiiti, in maniera diversa da tutte le altre. Il conteggio giornaliero dei morti e le orribili fotografie dei cadaveri di bambini a Gaza scorrono sui social tutti i giorni, senza fine. Se fosse solo una questione di numeri, non si darebbe la precedenza ad altri numeri? Qual è il punto allora? Se io fossi Assad o l'ISIS, penserei "Grazie a Dio non sono ebreo".
Sorprendentemente, molte delle immagini di bambini morti attribuite ai bombardamenti israeliani che circolano online vengono in realtà dalla Siria, come evidenziato da un report della BBC. Molte di quelle foto che vedete sono di bambini uccisi da Assad, supportato dall'Iran, che sostiene anche Hezbollah e Hamas. Cosa può esserci di peggio che attribuire ai tuoi nemici delle foto di innocenti bambini morti uccisi in realtà dai tuoi stessi alleati, semplicemente perché non eri abbastanza attento quando "i tuoi" stavano uccidendo "i tuoi"? Questo non scusa in alcun modo l'avventatezza, la negligenza, e talvolta la totale crudeltà delle forze israeliane. Ma sottolinea chiaramente la probabilità che l'opposizione del mondo musulmano a Israele non sia solo una questione di numeri.
Ecco una domanda per quelli che sono cresciuti in Medio Oriente e in altri paesi a maggioranza musulmana, come me: se Israele si allontanasse dai territori occupati domani, tutto d'un colpo - e tornasse ai confini del 1967 - e desse ai Palestinesi la parte est di Gerusalemme - pensate onestamente che Hamas non troverebbe qualcos'altro a cui aggrapparsi? Pensate onestamente che non abbia nulla a che vedere con il fatto che sono Ebrei? Vi ricordate quel che guardavate e sentivate sulla tv pubblica crescendo in Palestina, Arabia Saudita, Egitto? Sì, c'è un'occupazione ingiusta e illegale laggiù, e sì, c'è un disastro umanitario. Ma è anche vero che una buona parte è motivata dall'anti-semitismo. Chiunque abbia vissuto nel mondo arabo/musulmano per più di qualche anno lo sa. Non c'è sempre una colpa chiara, di uno o dell'altro, in queste situazioni, come vogliono fare credere i vostri Chomsky e Greenwald. È di entrambe le parti.
2. Perché tutti continuano a dire che non si tratta di un conflitto religioso?
Ci sono tre miti pervasivi che circolano ampiamente sulle radici del conflitto mediorientale:
Mito #1: il Giudaismo non ha nulla a che fare con il Sionismo.
Mito #2: l'Islam non ha nulla a che fare con il jihadismo o con l'anti-semitismo.
Mito #3: questo conflitto non ha nulla a che fare con la religione.
Alla folla del "io mi oppongo al Sionismo, non al Giudaismo!", chiedo: è una mera coincidenza che questo passaggio dal Vecchio Testamento (enfasi aggiunta) descriva così accuratamente quel che sta succedendo oggi?
"Stabilirò i vostri confini dal Mar Rosso al Mar Mediterraneo, e dal deserto al fiume Eufrate. Vi darò in mano il popolo che vive in quel territorio, e lo caccerete fuori. Non fate patti con loro o con i loro dei." - Exodus 23:31-32
O quest'altro:
"Vedete, vi ho dato questa terra. Andate e prendete possesso della terra che Dio promise che avrebbe dato ai vostri padri - ad Abramo, Isacco e Giacobbe - e ai loro discendenti dopo di loro". - Deuteronomio 1:8
E ancora: Genesi 15:18-21, e il Numero 34 per ulteriori dettagli sui confini. Il sionismo non è la politicizzazione o la distorsione del Giudaismo. È la sua rinascita.
E a quelli che dicono "Non si tratta dell'Islam, si tratta di politica!", questo verso del Corano è senza significato?
"Oh voi che avete creduto, non considerate gli Ebrei e i Cristiani come vostri alleati. In realtà sono alleati l'uno dell'altro. E chiunque tra voi sia loro alleato - allora è uno di loro. Ma Allah non guida le persone che sbagliano." - Corano, 5:51
Cosa dire dei numerosi versi e hadith citati nella carte di Hamas? E il famoso hadith dell'albero di Gharqad, che ordina esplicitamente ai Musulmani di uccidere gli Ebrei?
Per favore ditemi - alla luce di questi passaggi scritti secoli e millenni prima della creazione di Israele o dell'occupazione - come si può non pensare che c'è la religione alla base di tutto questo, o che almeno è un fattore determinante nel conflitto? Potrete anche roteare gli occhi davanti a questi versi, ma sono stati presi molto seriamente da molti di quelli attivi nel conflitto, da entrambe le parti. Non dovrebbero essere riconosciuti? Quand'è l'ultima volta che avete sentito un'argomentazione buona, razionale e laica che supportasse l'espansione dell'insediamento nella Striscia di Gaza? Rinnegare il ruolo della religione sembra essere un modo di poter criticare le politiche rimanendo apologeticamente rispettosi delle credenze dei popoli per paura di offenderli. Ma quest'apologia e questo rispetto per delle idee disumane valgono la morte di migliaia di esseri umani?
Le persone hanno tutti i tipi di credenze - dall'insistere che la Terra è piatta al rinnegare l'Olocausto. Potete anche rispettare il loro diritto di mantenere queste credenze, ma non siete obbligati a rispettare le credenze in se stesse. È il 2014, e le religioni non devono essere rispettate più di qualsiasi altra idea politica o pensiero filosofico. Gli esseri umani hanno dei diritti. Le idee, no. La spesso citata dicotomia politica e religiosa nelle fedi semitiche è falsa e fuorviante. Tutte le religioni semitiche sono inerentemente politiche.
3. Perché Israele dovrebbe volere deliberatamente uccidere dei civili?
Questa è la questione che innervosisce tutti, e giustamente. Ancora, non c'è giustificazione per l'uccisione degli innocenti a Gaza. E non ci sono scuse per la negligenza di Israele in incidenti come l'uccisione dei quattro bambini sulla spiaggia di Gaza. Ma torniamo indietro e pensiamoci su qualche minuto. Perché mai Israele dovrebbe volere deliberatamente uccidere dei civili? Quando muoiono dei civili, Israele appare come un mostro. Richiama le ire persino dei suoi più stretti alleati. Immagini orribili di innocenti feriti o morti riempono i media. Proteste crescenti anti-Israele vengono organizzate dappertutto dalla Norvegia a New York. E il numero relativamente basso di vittime a Israele (ci arriveremo in un attimo) richiama ripetutamente accuse perché "sproporzionate". Più importante ancora, le morti di civili aiutano Hamas immensamente.
Come potrebbe mai essere nell'interesse di Israele? Se Israele voleva uccidere i civili, è pessimo nel farlo. L'ISIS ha ucciso più civili in due giorni (700 in più) di Israele in due settimane. Immaginate cosa succederebbe se l'ISIS o Hamas avessero le armi, l'esercito, l'aviazione, il supporto statunitense e l'arsenale nucleare di Israele. I loro nemici sarebbero stati annichiliti molto tempo fa. Se Israele volesse veramente distruggere Gaza, potrebbe farlo in un giorno, dall'alto. Perché allora portare avanti un'incursione da terra più dolorosa e costosa, rischiando la vita dei suoi soldati?
4. Davvero Hamas usa i suoi stessi civili come scudi umani?
Chiedete al presidente palestinese Mahmoud Abbas cosa ne pensa delle tattiche di Hamas. "Cosa stai cercando di ottenere lanciando missili?" chiede, "Non mi piace commerciare il sangue palestinese". Non è solo una speculazione ormai dire che Hamas mette i suoi cittadini in prima linea. Il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri ha ammesso esplicitamente alla tv nazionale di Gaza che la strategia degli scudi umani si è rivelata "molto efficace". L'UNRWA, l'organizzazione ONU di soccorso, ha fortemente condannato Hamas dopo avere scoperto dei razzi nascosti non in una, ma in due scuole infantili a Gaza.
Hamas lancia migliaia di razzi contro Israele, raramente uccidendo dei civili o causando dei seri danni. Li lancia da aree densamente popolare, inclusi ospedali e scuole. Perché lanciare dei missili senza creare alcun vero danno all'altra parte, richiamando grandi danni al tuo stesso popolo, e poi mettendo i civili in prima linea quando arriva il contrattacco? Anche quando l'IDF avverte i civili di evacuare le loro case prima di un attacco, perché Hamas gli dice di rimanere fermi?
Perché Hamas sa che la sua causa è aiutata solo quando gli abitanti di Gaza muoiono. Se c'è una cosa che aiuta Hamas - una cosa che gli dà qualsiasi legittimità - sono i civili morti. Razzi nelle scuole. Hamas sfrutta la morte dei suoi bambini per guadagnarsi il supporto del mondo. Li usa come un'arma. Non deve piacervi quel che sta facendo Israele per sconfiggere Hamas. Verosimilmente, Israele e Fatah sono moralmente equivalenti. Entrambi hanno della ragione dalla loro parte. Hamas, da parte sua, non ne ha neanche un briciolo.
5. Perché le persone chiedono ad Israele di interrompere l'occupazione di Gaza?
Perché hanno una memoria breve. Nel 2005, Israele aveva interrotto l'occupazione di Gaza. Ha portato fuori fino all'ultimo soldato israeliano, ha smantellato ogni singolo insediamento. Molti coloni israeliani che rifiutarono di andarsene sono stati portati via di forza dalle loro case, urlanti. Quella fu una mossa unilaterale da parte di Israele, parte di un piano di disimpegno che intendeva ridurre le frizioni tra Israeliani e Palestinesi. Non fu perfetta - Israele continuò a controllare i confini, la costa e lo spazio aereo di Gaza - ma considerando la storia della regione, fu un primo passo alquanto significativo. Dopo l'evacuazione, Israele aprì le frontiere ai confini per facilitare il commercio. Ai Palestinesi furono anche date 3000 serre che già da anni producevano frutta e fiori da esportare negli anni successivi. Ma Hamas scelse di non investire nella scuola, nel commercio o nelle infrastrutture. Al contrario, costruì una rete estesa di tunnel per ospitare migliaia di migliaia di razzi e di armi, inclusi alcuni più nuovi e sofisticati provenienti dall'Iran e dalla Siria. Tutte le serre furono distrutte.
Hamas non costruì alcun rifugio anti-bomba per il suo popolo. Anzi, ne costruì alcuni per i suoi leader per nascondersi durante gli attacchi aerei. Ai civili non fu dato accesso a quei rifugi per esattamente la stessa ragione per cui Hamas ordina loro di stare a casa quando stanno per arrivare le bombe. A Gaza fu data una grande opportunità nel 2005, che Hamas ha sprecato trasformandola in un magazzino di armi anti-Israele invece di uno stato palestinese florido che, con il tempo, avrebbe potuto diventare un modello per il futuro di tutta la Striscia di Gaza. Se Fatah aveva bisogno di un'altra ragione per aborrire Hamas, eccolo servito.
6. Perché ci sono così tante più perdite a Gaza che a Israele?
Il motivo per cui muoiono meno civili israeliani è che li raggiungono meno razzi. È perché sono protetti meglio dal governo. Quando i razzi di Hamas si dirigono verso Israele, le sirene partono, si attiva l'Iron Dome, e i civili corrono verso i rifugi anti-bomba. Quando i missili israeliani si dirigono verso Gaza, Hamas dice ai civili di stare a casa e affrontarli. Mentre il governo israeliano dice ai civili di allontanarsi dai razzi lanciati verso di loro, il governo di Gaza impone ai civili di mettersi davanti a quelli lanciati contro le loro case.
La spiegazione popolare è che Hamas è povero e non ha le risorse per proteggere il suo popolo come fa Israele. La vera ragione, però, sembra avere più a che fare con le sue priorità distorte che con le risorse mancanti (vedi #5). Ha tutto a che vedere con la volontà, non con la possibilità. Tutti quei razzi, missili, e tunnel non sono economici da costruire o acquistare. Ma sono priorità. E non è che i Palestinesi non hanno dei vicini di casa ricchi di petrolio che possano aiutarli nel modo in cui gli Usa aiutano Israele. Il problema è che se le vittime civili a Gaza diminuiscono, Hamas perde l'unica arma che ha nella sua guerra di relazioni pubbliche incredibilmente efficace. È nell'interesse nazionale di Israele proteggere i suoi civili e minimizzare le morti della gente di Gaza. È nell'interesse di Hamas fare esattamente l'opposto su entrambi i fronti.
7. Ma se Hamas è così cattivo, perché in questo conflitto non sono tutti filo-israeliani?
Perché i difetti di Israele, anche se minori in numero, sono di entità maggiore. Molti Israeliani sembrano avere la stessa mentalità tribale della loro controparte palestinese. Celebrano il bombardamento di Gaza allo stesso modo in cui molti Arabi celebrarono l'11 settembre. Un report ONU recentemente ha scoperto che le forze israeliane torturavano dei bambini palestinesi e li usavano come scudi umani. Picchiano gli adolescenti. Sono spesso incoscienti nei loro attacchi aerei. Hanno degli accademici che spiegano come lo stupro possa essere l'unica vera arma efficace contro il loro nemico. E molti di loro festeggia spietatamente e pubblicamente la morte di innocenti bambini palestinesi.
Per essere giusti, quel genere di cose accade da entrambe le parti. Sono le inevitabili conseguenze di diverse generazioni cresciute per odiarsi nel corso di più di 65 anni. Tenere Israele su uno standard più alto significherebbe guardare ai Palestinesi con il razzismo di aspettative abbassate. Tuttavia, se Israele si innalza a uno standard più alto come dice - bisogna allora fare molto di più per dimostrare che non è ai bassi livelli dei suoi vicini. Israele si sta via via auto-conducendo verso un crescente isolamento e verso un suicidio nazionale per due motivi:
1. L'occupazione;
2. L'espansione dell'insediamento.
L'espansione dell'insediamento è semplicemente incomprensibile. Nessuno capisce veramente il suo scopo. Virtualmente ogni amministrazione statunitense - da Nixon a Bush a Obama - si è inequivocabilmente espressa in maniera contraria. Non c'è giustificazione se non nella Bibbia (vedi #2) il che rende un po' più difficile ancora considerare laiche le motivazioni di Israele.
L'occupazione è più complicata. Da vecchio, Christopher Hitchens aveva ragione quando diceva, riguardo all'occupazione israeliana del suolo palestinese:
"Se Israele vuole entrare a far parte dell'alleanza contro quello che possiamo chiamare barbarie religiose, teocratiche, aggressioni teocratiche termonucleari o nucleari teocratiche, non può, dovrà prima interrompere l'occupazione. È evidente.
Potete farne una questione di stile europeo, da stato occidentale, ma Israele non può governare altri popoli contro la loro volontà. Non può continuare a rubare la loro terra nel modo in cui fa ogni giorno. Ed è incredibilmente irresponsabile da parte degli Israeliani, conoscendo la posizione degli Stati Uniti e dei suoi alleati nel mondo, continuare a credere fermamente in questa posizione incosciente. E temo di sapere troppo sulla storia del conflitto per pensare a Israele come una piccola isoletta circondata da un mare di lupi affamati. Voglio dire, ne so abbastanza di come è stato fondato quello stato, e della quantità di violenza ed espropriazioni che sono state necessarie. E sono prigioniero di quella consapevolezza. Non posso smettere di saperlo".
Come si è visto con Gaza nel 2005, è più semplice parlare del ritiro unilaterale che metterlo effettivamente in pratica. Ma se Israele non si impegna di più per la soluzione di un doppio stato (forse un triplo stato, causa Hamas), allora dovrà fare la brutta scelta tra l'essere uno stato a maggioranza ebrea o una democrazia. È ancora troppo presto per chiamare Israele "uno stato apartheid", ma quando John Kerry ha detto che Israele sarebbe potuto finire così nel futuro, non ci aveva visto del tutto male. È semplice matematica. C'è un numero limitato di modi in cui uno stato ebraico bi-nazionale con una popolazione a maggioranza non ebrea può mantenere un'identità ebrea. E nessuno di quei modi è felice.
Facciamocene una ragione, quella terra appartiene ad entrambi ormai. Israele è stato creato in Palestina per gli Ebrei dagli Inglesi negli anni '40 proprio come la mia patria, il Pakistan, è stata creata in India per i Musulmani all'incirca nello stesso periodo. Il processo è stato doloroso, ed ha portato allo sfollamento di milioni di persone in entrambi i casi. Ma sono passati quasi 70 anni. Ora ci sono almeno due o tre generazioni di Israeliani che sono nate e cresciute in quel paese, per le quali è veramente una casa, e che spesso sono ritenute responsabili e fatte pagare per delle atrocità per le quali non hanno alcuna responsabilità. Sono programmate per opporsi "all'altro" proprio come i bambini palestinesi. In fondo, questo è un conflitto religioso tribale che non sarà mai risolto finché le persone non smetteranno di schierarsi da una delle due parti.
Quindi, in realtà, non dovete scegliere tra essere filo-israeliani e filo-palestinesi. Se state dalla parte della laicità, della democrazia e della soluzione con due stati - e se siete contro Hamas, contro l'espansione degli insediamenti e contro l'occupazione - potete essere entrambe le cose. Se continueranno a chiedervi di scegliere da che parte stare dopo tutto questo, ditegli che state dalla parte dell'hummus.

mercoledì 13 agosto 2014

Infinite realtà...

Confrontarsi con persone intelligenti è sempre immensamente produttivo, 
per se stessi e conseguentemente gli altri,
Infinite realtà, e verità
tutte reali
tutte concrete
ma non sempre in armonia con l'universalità dei valori percepiti.

martedì 5 agosto 2014

Sentenza di non vita


Oggi sento scorrere il mio sangue nelle vene.
Non uno scorrere rapido convulso, dato dalla spasmodica ricerca di nutrienti per un corpo che esige sempre di più da se stesso, in  cerca di equilibrio, per le folli richieste della mente.
Non oggi, sentendomi vivere a pieno titolo, lo spleen ...essenziale ed assoluto.
In un tempo nel quale mi perdo, alla ricerca di afferrare tutto quel divenire che non esiste, se non nei miei improbabili ideali.
Eppure ...nulla come il tempo alla fine ottiene ciò che vuole.
Puoi resistere...lottare, solo per sentirti un guerriero valoroso, ma alla fine del viaggio, quando il tempo avrà ri-distribuito le carte, non resterai che un'ombra, spesso proiettata dalla luce da altri...non più splendenti sia chiaro...ma più comodi nel loro divenire.
Magra consolazione di chi, come tutti gli altri...è destinato a morire.
Ombra di altri, tetro sudario di infinite esistenze perdute nel defluire inesorabile del tempo.

Giullari saltano nell'anima....

Strisciano i ricordi,
silenziosi inesorabili,
come un lento gocciare di un rubinetto mal serrato,
allagando lentamente tutto,
inarrestabile flusso di eventi che finisce con il livellare ogni cosa, s nella ragione del tempo.
Rimane la miseria dell'esistere, annebbiati da un finto egocentrismo perso nel nostro stesso vivere.
Carne, pelle e ossa...
Poi i resto appartiene ad altri che verranno dopo di noi,
nell'illusione anch'essi di poter dominare un divenire già perduto.
Ben tornato giullare!
Il tempo non ti ha cambiato...al massimo ti ha reso più cinico.