venerdì 15 aprile 2011

Soli e stelle...

Sole.
Dall'etimologia greca, lo splendore in ambito letterario e poetico.
L'elevazione dell'essere umano dalle quotidiane miserie.
Mi sento ancorato a terra da futili necessità.
La clessidra con il suo incedere, pone uno sull'altro i granelli della mia esistenza, soffocandomi sotto il peso di me stesso.
Raggomitolato in un non esistere, in bilico tra:
l'essere e il divenire.
Il cogliere e il seminare.
Il morale e l'immorale.
Il sapere e l'ignorare.
Formica tra le formiche, mi muovo senza una guida, in una vita che meravigliosamente mi scorre davanti agli occhi, come fossi su di una carrozza del treno i cui paesaggi cambiano in continuazione, in un susseguirsi di fotogrammi colorati e luci.
Poi la vacanza finisce...
anche l'eclissi finisce
e persino gli Albatros sono costretti alla resa e tornano a camminare goffi sulla terra.
L'uomo riprende il suo atroce progredire nel perpetrare sorridendo, l'omicidio tra creature viventi e consimili.
Ignorando tutto ciò che direttamente non lo coinvolge.
Amiamo gli animali,... si sente dire,
poi cresciamo creature solo per il gusto di assaporarne dopo l'ennesimo inganno ed omicidio, le carni.
Non per necessità, ma per vizio, ci vestiamo di cadaveri e ci vantiamo del valore di quelle vite strappate per vanità.
Mi nutro di carne, non ne vado fiero, riconosco la mia crudeltà.
Miserevole tra le creature, blasfemo solo per la sua esistenza, l'uomo avanza con il proprio libero arbitrio verso l'ennesima estinzione.
Sicuramente non senza lasciare traccia della propria arroganza in questo tempo.

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