Killing the past.
Il nuovo, il presente già trascorso appartiene al passato.
Mi domando se tutte queste ere e questo divenire, sia parte dell'esistere. Oppure una semplice illusione del nostro folle avere.
Allegorici esserei umani, parliamo di essenzialità solo al tramonto dei nostri giorni.
Ove il potere della vita con le sue virtù ha sbiadito i suoi colori.
Frenetiche formiche operose del nulla, accumulano il niente sperando di lasciare una traccia abbastanza luminosa durante la caduta attraverso questa atmosfera.
Mi illumino nelle giovani vite, nel loro sorriso ebete ed ingenuo vedo riflesso il mio sorriso obliquo e comprendo quanto sia crudele vedere il dolore.
Quanto sia distruttivo provalo.
Egoisti misogini persi nell'approvazione del prossimo ci affidiamo al giudizio altri sperando che la nostra bellezza abbia un senso, almeno nel ricordo.
Quando quello che resta è solo la sensazione di come abbiamo deciso di vivere.
Tutto ci dice il contrario.
Eppure quando scegli lo fai davvero.
Esistiamo in virtù dei passaggi stretti che decidiamo di percorrere, anche se ancor più spesso, dipende da come decidiamo di sopravvivere a quello che ci casca davanti.
La corsa ci rende cinici e calcolatori.
Le cadute ci strappano la pelle di dosso, con cicatrici che non rimarginano più.
Poco importa, corriamo la nostra corsa, come zombie verso il nulla.
Bramiamo sempre di più.
Gongoliamo nelle nostre conquiste, avendo sempre più paura di perdere terreno in questa folle corsa fatta di risultati.
Dettati da altri.
Sottoposta al giudizio di altri.
Perdendo di vista quello che siamo davvero noi.
Quello che vogliamo noi.
Quello che cercavamo quando siamo partiti.
Come Lemming che raggiungono il mare, anneghiamo a generazioni nel voler andare sempre avanti, avendo perso anche il gusto del viaggio.
Forse l'unica soluzione è fermarsi.
Rompere gli ingranaggi.
Spezzare la ruota.
Essere protagonisti del nulla.
Uccidere il passato per vivere il presente.
Il nuovo, il presente già trascorso appartiene al passato.
Mi domando se tutte queste ere e questo divenire, sia parte dell'esistere. Oppure una semplice illusione del nostro folle avere.
Allegorici esserei umani, parliamo di essenzialità solo al tramonto dei nostri giorni.
Ove il potere della vita con le sue virtù ha sbiadito i suoi colori.
Frenetiche formiche operose del nulla, accumulano il niente sperando di lasciare una traccia abbastanza luminosa durante la caduta attraverso questa atmosfera.
Mi illumino nelle giovani vite, nel loro sorriso ebete ed ingenuo vedo riflesso il mio sorriso obliquo e comprendo quanto sia crudele vedere il dolore.
Quanto sia distruttivo provalo.
Egoisti misogini persi nell'approvazione del prossimo ci affidiamo al giudizio altri sperando che la nostra bellezza abbia un senso, almeno nel ricordo.
Quando quello che resta è solo la sensazione di come abbiamo deciso di vivere.
Tutto ci dice il contrario.
Eppure quando scegli lo fai davvero.
Esistiamo in virtù dei passaggi stretti che decidiamo di percorrere, anche se ancor più spesso, dipende da come decidiamo di sopravvivere a quello che ci casca davanti.
La corsa ci rende cinici e calcolatori.
Le cadute ci strappano la pelle di dosso, con cicatrici che non rimarginano più.
Poco importa, corriamo la nostra corsa, come zombie verso il nulla.
Bramiamo sempre di più.
Gongoliamo nelle nostre conquiste, avendo sempre più paura di perdere terreno in questa folle corsa fatta di risultati.
Dettati da altri.
Sottoposta al giudizio di altri.
Perdendo di vista quello che siamo davvero noi.
Quello che vogliamo noi.
Quello che cercavamo quando siamo partiti.
Come Lemming che raggiungono il mare, anneghiamo a generazioni nel voler andare sempre avanti, avendo perso anche il gusto del viaggio.
Forse l'unica soluzione è fermarsi.
Rompere gli ingranaggi.
Spezzare la ruota.
Essere protagonisti del nulla.
Uccidere il passato per vivere il presente.
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