sabato 25 ottobre 2014

PNAC - PROGETTO PER IL NUOVO SECOLO AMERICANO.




PNAC - Project for the New American Century (Progetto per il Nuovo Secolo Americano)Rebuilding America's Defenses (tratto da www.luogocomune.net)
La prima volta che ciascuno di noi ha sentito ventilare la possibilità che l'11 settembre sia stato un autoattentato, ha probabilmente reagito nello stesso modo: con un secco rifiuto istintivo. "Non è possibile che gli americani si siano fatti questo da soli", è la prima cosa che qualunque persona normale è portata a pensare, di fronte ad un'azione che nessuno di noi riuscirebbe nemmeno a concepire nella più torbida delle sue notti.

Pare invece che vi sia chi è riuscito a concepirla alla piena luce del giorno, con largo anticipo, e senza nemmeno mostrare troppe remore nel renderla pubblica. Stiamo parlando del notorio documento del PNAC - Project for the New American Century - partorito nel Settembre del 2000 dal think-tank guidato da Wolfowitz, Rumsfeld, Cheney e soci, ovvero dalla squadra che solo quattro mesi dopo, in maniera tutt'altro che limpida, sarebbe riuscita a conquistarsi la strada per la Casa Bianca.

Il "Nuovo Ordine Mondiale"

La "filosofia" del PNAC, che è ufficialmente nato nel 1997, era imperniata sull'idea che fosse necessario approfittare del recente crollo dell'impero sovietico, e della momentanea mancanza di avversari a livello mondiale, per garantire all'America strategicamente, politicamente, e militarmente, il controllo indiscusso del pianeta.

E' quello che sempre più comunemente viene definito "New World Order", o Nuovo Ordine Mondiale. In una curiosa coincidenza, il Presidente George H. Bush (padre dell'attuale Presidente) teneva di fronte al Congresso americano (il Parlamento a camere riunite) un discorso intitolato "Towards a New World Order" (verso un nuovo ordine mondiale), proprio l'11 di Settembre del 1990. Si era alla vigilia della Prima Guerra del Golfo. Undici anni dopo sarebbero cadute le Torri Gemelle. E nonostante il figlio, divenuto nel frattempo presidente, quel giorno si trovasse in Florida, l'ex-presidente, di ritorno da New York al Texas, decise di passare la notte alla Casa Bianca, in compagnia di Dick Cheney. Cheney è l'uomo che avrebbe preso in mano le redini dell'intera situazione, il giorno seguente, in assenza del Presidente da Washington.

Ovviamente, il progetto di distruzione delle Torri Gemelle non stava scritto nero su bianco, sulle pagine del PNAC pubblicate nel Settembre 2000, ma di certo quegli attentati apparvero come un elemento ideale da una parte, e assolutamente indispensabile dall'altra, per mettere in moto la macchina da guerra che abbiamo visto scatenarsi dopo l'11 Settembre.

L'articolo che segue, pubblicato nel settembre 2002 dal Sunday Herald di Londra, sembra offrire un'ottima sintesi di quella che è la mentalità che sta alla base del "Progetto per il Nuovo Secolo Americano".

Il documento originale "Rebuilding Americas Defenses" (.pdf)

Il discorso di George H. Bush dell'11 Settembre 1990, "Towards a New World Order"

Il sito ufficiale del PNAC.
 

Qui di seguito un articolo del Sunday Herald riguardo il contenuto del PNAC.
 


Bush pianificò il "cambio di regime" in Iraq prima di diventare PresidenteDi Neil Mackay, Sunday Herald - 15 settembre 2002
Un progetto SEGRETO per la dominazione USA del globo rivela che il Presidente Bush e il suo gabinetto stavano pianificando un attacco premeditato all'Iraq per garantire un cambiamento di regime anche prima di prendere il potere nel gennaio del 2001.

Il progetto, scoperto dal Sunday Herald, per la creazione di una "Pax Americana globale" è stato redatto da Dick Cheney (ora vice-presidente), Donald Rumsfeld (ministro della difesa), Paul Wolfowitz (segretario di Rumsfeld), il fratello minore di George W Bush, Jeb, e Lewis Libby (capo dello staff di Cheney). Il documento, intitolato "Ricostruzione delle difese americane: Strategie, Forze e Risorse per un Nuovo Secolo", fu scritto nel settembre 2000 dal comitato di neo-conservatori: Project for the New American Century (PNAC).

Il piano mostra come il gabinetto di Bush intendesse prendere il controllo della regione del Golfo, fosse o no al potere Saddam Hussein. Vi si legge: "Da decenni gli Stati Uniti tentano di giocare un ruolo più permanente nella sicurezza della regione del Golfo. Se l'irrisolto conflitto con l'Iraq offre la giustificazione immediata, la necessità per una consistente presenza americana nel Golfo trascende la questione del regime di Saddam Hussein".
Il documento PNAC conferma un "progetto per il mantenimento della supremazia globale degli USA, impedendo l'ascesa di una grande potenza rivale e modellando l'ordine e la sicurezza internazionali in linea con i principi e gli interessi americani".

La "grandiosa strategia americana" dovrà essere perseguita "più a lungo possibile nel futuro", dice il rapporto. Esso richiede inoltre che gli USA "combattano e riportino vittorie decisive in contemporanea su più teatri di guerra di importanza strategica" come "missione chiave".

Il rapporto descrive le forze armate americane all'estero come "la cavalleria della nuova frontiera americana". Il progetto PNAC conferma un precedente documento scritto da Wolfowitz e Libby secondo il quale gli USA devono "scoraggiare le nazioni industrialmente avanzate dal proporre la loro leadership o perfino ad aspirare ad un più ampio ruolo a livello regionale o mondiale"
Inoltre il rapporto PNAC:

- si riferisce agli alleati chiave, come il Regno Unito, come al "più efficace ed efficiente mezzo per esercitare la leadership americana globale";

- descrive le missioni di mantenimento della pace come "riservate alla leadership politica americana, piuttosto che a quella delle Nazioni Unite";

- rivela la preoccupazione all'interno dell'amministrazione che l'Europa possa rivaleggiare con gli USA;

- afferma che "anche se Saddam dovesse uscire di scena" le basi in Arabia Saudita e in Kuwait rimarranno in modo permanente - nonostante l'opposizione interna dei regimi del Golfo allo stazionamento di truppe USA - dal momento che l'Iran potrebbe benissimo rivelarsi una minaccia agli interessi USA pari a quella rappresentata dall'Iraq".

- evidenzia la Cina per un "cambio di regime", sostenendo che "è tempo di accrescere la presenza delle forze americane nell'Asia sud-orientale". Questo, dice il documento, può portare al fatto che "l'America e le potenze alleate forniscano la spinta al processo di democratizzazione in Cina";

- sollecita la creazione di "Forze Spaziali USA", per dominare lo spazio, e il controllo totale del cyberspazio per evitare che i "nemici" possano adoperare internet contro gli USA;

- suggerisce che, nonostante la minaccia di dichiarare guerra all'Iraq per aver sviluppato armi di distruzione di massa, gli USA meditano di produrre armi biologiche - bandite dalla nazione - nei decenni a venire. Esso afferma: "Nuovi metodi di attacco - elettronico, 'non-letale', biologico - saranno disponibili in misura maggiore; probabilmente i combattimenti avranno luogo in nuove dimensioni, nello spazio, nel cyberspazio, e forse il mondo dei microbi ... forme avanzate di guerra biologica indirizzate a specifici genotipi, possono levare la guerra biologica dal regno del terrore e trasformarla in un utile strumento politico";

- e indica la Corea del Nord, la Libia, la Siria e l'Iran come regimi pericolosi e afferma che la loro esistenza giustifica la creazione di un "sistema mondiale di controllo e comando".

Tam Dalyell, il ministro laburista, padre della Camera dei Comuni e una delle principali voci di ribellione contro la guerra in Iraq, dichiara: "Questa è spazzatura della consulenza presidenziale di destra fatta di falchi col cuore da coniglio - gente che non ha mai fatto la guerra ma è innamorata dell'idea della guerra. Uomini come Cheney, che durante guerra del Vietnam erano imboscati.

"Questo è un progetto per la dominazione USA del mondo - un nuovo ordine mondiale di loro invenzione. Questi sono i processi mentali di visionari americani che vogliono controllare il mondo. Mi sconvolge che un Primo Ministro laburista britannico abbia potuto saltare nel letto di una ciurma di simile levatura morale."

Copyright © 2002 smg sunday newspapers ltd. no.176088

Traduzione di Pier Giorgio per luogocomune.net

Fonte originale: 
Sunday Herald - 15 September 2002.



Traduzione dei brani più significativi del PNAC
Il documento completo è troppo lungo, per cui propongo qui una traduzione dei punti salienti ad opera dell'utente Orwell di www.luogocomune.net.
« RICOSTRUIRE LA DIFESA AMERICANA
Strategia, Forze e Risorse per un Nuovo Secolo

Rapporto del Progetto per un Nuovo Secolo Americano
Settembre 2000

IL PROGETTO PER IL NUOVO SECOLO AMERICANO
Nato nella primavera del 1997, il progetto per il nuovo secolo americano è una organizzazione educazionale no-profit, il cui scopo è di promuovere la leadership americana globale. Il progetto è una iniziativa del Progetto Nuova Cittadinanza. William Kristol è il presidente del progetto, e Robert Kagan, Devon Gaffney Cross, Bruce P. Jackson e John R. Bolton ne sono i direttori. Gary Schmitt è il direttore esecutivo del progetto.

“Al termine del 20° secolo, gli Stati Uniti si presentano come la potenza mondiale dominante. Dopo aver guidato l’occidente alla vittoria della Guerra Fredda, l’America è ora davanti ad una opportunità ed una sfida: gli Stati Uniti hanno la lungimiranza di costruire ancora sui successi ottenuti nei decenni passati? Gli Stati Uniti hanno la risolutezza per configurare un nuovo secolo che sia favorevole ai principi e agli interessi Americani?

“[Ciò di cui abbiamo bisogno è] una forza militare che sia forte e pronta ad affrontare sia le sfide presenti sia quelle future; una politica estera che promuova in modo deciso e propositivo i principi americani all’estero; e una leadership nazionale che accetti le responsabilità globali degli Stati Uniti.

“Certo, gli Stati Uniti devono essere prudenti nel modo in cui esercitano il loro potere. Tuttavia non possiamo evitare i costi che sono associati alla responsabilità della leadership globale. L’America ha un ruolo vitale nel mantenimento della pace e della sicurezza in Europa, in Asia e nel Medio Oriente. Se decliniamo le nostre responsabilità, incoraggiamo le sfide ai nostri interessi fondamentali. La storia del 20° secolo dovrebbe averci insegnato quanto sia importante configurare le circostanze prima che emerga la crisi, e affrontare le minacce prima che diventino estreme. La storia del secolo passato dovrebbe averci insegnato ad abbracciare la causa della leadership americana.”

- Dal fondamento del progetto Dichiarazione dei Principi.

INTRODUZIONE
Il progetto per il Nuovo Secolo Americano nacque nella primavera del 1997. Dalla sua nascita, il Progetto si è preoccupato del declino della forza della difesa americana, e dei problemi che tale declino creerebbe per l’esercizio della leadership americana nel mondo e, in ultimo, per il mantenimento della pace.

Le nostre preoccupazioni furono rafforzate dai due studi sulla difesa commissionati dal congresso che furono disponibili di lì a poco: la Review Quadriennale della Difesa del Pentagono (QDR, Maggio 1997) e il rapporto del Panel Nazionale sulla Difesa (NDP, Dicembre 1997). Entrambi gli studi assumevano che i budget di spesa sulla difesa negli USA sarebbero rimasti stabili o avrebbero continuato a ridursi. Di conseguenza, i piani di difesa e le raccomandazioni evidenziate nei due rapporti furono disegnati avendo in mente tali vincoli di budget. In termini generali, il QDR espresse preoccupazione sulle attuali esigenze militari nella spesa per i futuri bisogni della difesa, mentre il rapporto dell’NDP enfatizzò i bisogni futuri sottostimando le odierne responsabilità della difesa. Anche se il QDR e il rapporto dell’NDP proponevano politiche diverse, entrambi condividevano una caratteristica di fondo: il divario tra risorse e strategia doveva essere colmato non aumentando le risorse bensì con un ridimensionamento della strategia. Le forze armate americane, sembrava, potevano prepararsi al futuro ritirandosi dal loro decisivo ruolo di difesa dell’odierno ordine di sicurezza globale, oppure potevano occuparsi della situazione attuale ma essere impreparate per le minacce e le battaglie di domani.
Entrambe le alternative ci sembrarono miopi. Gli Stati Uniti sono l’unica superpotenza, combinando potere militare dominante, leadership tecnologica globale, ed economia più estesa del mondo. Inoltre, l’America si pone a capo di un sistema di alleanze che include gli altri poteri democratici guida del mondo. Al momento gli Stati Uniti non hanno nemici globali. La strategia generale dovrebbe puntare a mantenere ed estendere questa posizione vantaggiosa il più possibile negli anni a venire. Ci sono, tuttavia, stati potenzialmente potenti insoddisfatti della situazione attuale che vogliono cambiarla, se possibile, in direzioni che mettono in pericolo la condizione di relativa pace, prosperità e libertà di cui gode il mondo oggi. Fino ad ora, sono stati scoraggiati dal farlo dalla capacità e dalla presenza globale del potere militare Americano. Ma, se tale potere diminuirà, sia in termini assoluti sia relativi, le felici condizioni che ne conseguono saranno inevitabilmente messe a repentaglio.

Il mantenimento dell’invidiabile situazione strategica in cui gli Stati Uniti si trovano oggi richiede una capacità militare dominante sia oggi sia nel futuro. Tuttavia anni di tagli alla spesa militare hanno eroso la prontezza dell’esercito Americano, e mettono a rischio i piani del Pentagono per mantenere la superiorità militare negli anni a venire. Sempre di più, l’esercito degli US si ritrova sottodimensionato, equipaggiato ed addestrato inadeguatamente, costretto a gestire operazioni d’emergenza, e mal preparato a adattarsi alla “Revolution in military affairs”. Senza una ben congegnata politica di difesa e un appropriato aumento della spesa militare, gli Stati Uniti si stanno facendo sfuggire la possibilità di avvantaggiarsi appieno delle opportunità strategiche alla sua portata.

Con queste premesse in mente, nella primavera del 1998 avviammo un progetto che aveva lo scopo di esaminare i piani e i bisogni in termini di risorse per la difesa del paese. Iniziammo dal presupposto che le potenzialità militari degli US dovrebbero essere in grado di sostenere una strategia Americana generale mirata a costruire su questa opportunità senza precedenti. Non accettammo nessun tipo di vincolo prestabilito sulla base di assunzioni su cosa il paese dovrebbe o non dovrebbe voler spendere per la sua difesa.

In termini generali, vedemmo il progetto come la prosecuzione della strategia sulla difesa espressa dal Dipartimento delle Difesa di Cheney negli ultimi giorni dell’Amministrazione Bush. La Guida alla Politica sulla Difesa (DPG) abbozzata nei primi mesi del 1992 offriva un modello di riferimento per mantenere la supremazia degli US, impedendo la crescita di un grosso potere nemico, e configurando l’ordine della sicurezza internazionale in linea con i principi e gli interessi Americani. Trapelato prima di essere formalmente approvato, il documento fu criticato come uno sforzo dei “guerrieri della guerra fredda” mirato a mantenere alto il livello della spesa per la difesa e ad arginare i tagli alle forze armate malgrado il crollo dell’Unione Sovietica; come prevedibile, fu di conseguenza accantonato dalla nuova amministrazione.

Anche se l’esperienza degli ultimi otto anni ha modificato la nostra conoscenza dei fabbisogni particolari dell’esercito per portare avanti questa strategia, i principi di base del DPG, a nostro giudizio, rimangono validi. E le parole che il segretario Cheney pronunciò a quel tempo in risposta alle critiche al DPG sono ancora vere: “Possiamo supportare le forze armate di cui abbiamo bisogno e rimanere in una posizione che aiuti a far andare le cose per il meglio, oppure possiamo gettare questo vantaggio al vento. Ma ciò non farebbe che anticipare il giorno in cui dovremo affrontare minacce più grandi, ad un costo maggiore e un rischio ulteriore per la vita degli Americani.”

Il progetto andò avanti con lo svolgimento di una serie di seminari. Chiedemmo ad eminenti esperti della difesa di scrivere articoli per approfondire vari argomenti: le missioni future e i bisogni dei singoli servizi dell’esercito, il ruolo delle riserve, la dottrina strategica nucleare e la difesa missilistica, il budget per la difesa e i progetti per la modernizzazione dell’esercito, lo stato (addestramento e prontezza) attuale delle forze, la Revolution in military affaire, la pianificazione della difesa per i teatri di guerra, piccole guerre e operazioni di polizia. Gli articoli furono distribuiti ad un gruppo di partecipanti, scelti per la loro esperienza e giudizio nelle questioni della difesa. (L’elenco dei partecipanti si trova alla fine di questo rapporto). Ciascun articolo divenne quindi la base per la discussione e il dibattito. Il nostro scopo era di utilizzare gli articoli per aiutare la discussione, per generare e valutare le idee, e per supportarci a sviluppare il nostro rapporto finale. Mentre ogni articolo partiva dallo stesso punto di vista strategico comune, non facemmo nessun tentativo di indirizzare i punti di vista o le indicazioni dei singoli articoli. Volevamo che la discussione fosse il più possibile completa e diversificata.

Il nostro rapporto discende in modo pesante da quelle considerazioni. Tuttavia non chiedemmo ai partecipanti al seminario di “sottoscrivere” il rapporto finale. Volevamo una discussione franca e cercammo di evitare i rischi che si potevano nascondere nel tentare di produrre un prodotto di consenso ma blando. Volevamo tentare di definire e descrivere una strategia di difesa che fosse onesta, meditata, coraggiosa, internamente consistente e chiara. E volevamo far scattare la scintilla per una discussione seria ed informata, il primo passo essenziale per arrivare a conclusioni valide e per conquistare il sostegno dell’opinione pubblica.

Alcuni fatti nuovi ci hanno fatto pensare che il rapporto poteva avere un’audience più ricettiva adesso rispetto agli anni più recenti. Per la prima volta dagli anni ’60 il governo federale sta gestendo un avanzo di capitale. Per la maggior parte degli anni ’90, il Congresso e la Casa Bianca hanno dato alla parità del bilancio federale una priorità maggiore rispetto al finanziamento della sicurezza nazionale. Infatti, ad un livello significativo, il budget è stato bilanciato da una combinazione tra aumento delle entrate provenienti dalle tasse e tagli alla spesa per la difesa. L’avanzo che ci si attende nelle entrate federali nei prossimi dieci anni, ad ogni modo, elimina qualsiasi necessità di tenere la spesa per la difesa ad un preconcetto basso livello.

Inoltre, l’opinione pubblica Americana e i suoi rappresentanti eletti sono diventati sempre più consapevoli del declino dello stato dell’esercito degli US. Notizie di cronaca, rapporti del Pentagono, testimonianze del congresso e resoconti di membri dei servizi armati dipingono un quadro di un esercito Americano che è alle prese con bassi tassi di arruolamento e mantenimento, alloggi cadenti, insufficienza di pezzi di ricambio e di armi, e una preparazione al combattimento in calo.

Infine, questo rapporto viene dopo l’esperienza di un decennio alle prese con il mondo del dopo Guerra Fredda. Gli sforzi fatti in passato per disegnare una strategia di difesa che funzionasse per la sicurezza odierna sono stati costretti a funzionare su molte ipotesi non verificatesi sulla natura di un mondo senza una superpotenza nemica. Oggi abbiamo un’idea molto più chiara di quali siano le nostre responsabilità, quali potrebbero essere le minacce per noi in questo nuovo scenario di sicurezza, e di cosa ci sarà bisogno per assicurare la conseguente pace e stabilità. Siamo convinti che il nostro rapporto rifletta e tragga benefici da questo bagaglio di esperienza decennale.

Il nostro rapporto viene pubblicato in un anno di elezioni presidenziali. La nuova amministrazione dovrà produrre una seconda Review Quadriennale della Difesa poco dopo il suo insediamento. Speriamo che il rapporto del Progetto servirà come linea guida per i piani di difesa immediati e futuri della nazione. Crediamo di aver messo in piedi un programma di difesa che è giustificato dall’evidenza, è basato su un onesto esame dei problemi e delle possibilità, e che non si sottrae dall’affrontare il reale costo della sicurezza. Speriamo che possa ispirare una attenta considerazione e una seria discussione. Il mondo del dopo Guerra Fredda non rimarrà a lungo un posto relativamente pacifico se continueremo ad ignorare i problemi relativi alla politica estera e alla difesa. Ma una seria attenzione, una riflessione attenta, e la disponibilità a destinare le risorse adeguate per conservare la potenza militare Americana potranno rendere il mondo più sicuro e gli interessi strategici Americani più protetti sia oggi sia in futuro.


PRINCIPALI RISULTATI

Questo rapporto deriva dalla convinzione che l’America dovrebbe cercare di preservare ed estendere la sua posizione di leadership globale attraverso il mantenimento della superiorità delle forze militari degli US. Oggi, gli Stati Uniti hanno un’opportunità strategica senza precedenti. Non hanno davanti a sé nessuna grande potenza che li possa sfidare; hanno al loro fianco alleati ricchi e potenti in ogni parte del mondo; sono nel pieno del più lungo ciclo di espansione economica che la storia ricordi; e i loro principi economici e politici sono condivisi quasi universalmente. Mai come oggi l’ordine della sicurezza internazionale è stato così proteso verso gli interessi e gli ideali Americani.

venerdì 24 ottobre 2014

Ricerca del sapere ...

Mi trovo spesso a ricercare la sapienza antica, quel verbo andato perduto. Ricercare e ove possibile ripercorrere quei passi percorsi da altri...per allungare e rilanciare un'esplorazione della conoscenza.
Percorsi e modi che percorrono distanze in infinite direzioni, sempre diverse nel luogo ma tanto simili nel mezzo.
Oggi mi domando il perchè si continui a ricercare il perduto. Dove conducono i nostri passi? Perchè perdiamo il sapere, tanto da doverlo ricercare continuamente?
Dove è la nostra arroganza?
Perchè non riusciamo ad imparare dai nostri pregressi errori?
In un perpetuo involvere, ci dimentichiamo della memoria, progettando sistemi sempre più sofisticati che ricordano per noi.
Ci portiamo in tasca il nostro sapere, lasciando ad altri il compito di catalogare le nostre esperienze.
Mi domando spesso a quale fermata scenderà il nostro divenire consapevole.
Sino a quando saremo padroni del nostro destino.....lo siamo davvero?

martedì 21 ottobre 2014

Vivere il Morire....



Elisabeth Kübler Ross (Zurigo, 8 luglio 1926 – Scottsdale, 24 agosto 2004) è stata un medico, psichiatra e docente di medicina comportamentale svizzera. Viene considerata la fondatrice della psicotanatologia, ed uno dei più noti esponenti dei death studies. Dopo gli studi in Svizzera, nel 1958 si è trasferita negli USA dove ha lavorato per molti anni in un ospedale di New York. Dalle sue esperienze con i malati terminali ha tratto il libro Sulla morte e sul morire pubblicato nel 1969, che ha fatto di lei una vera autorità sull’argomento. Celebre la sua definizione dei cinque stadi di reazione alla prognosi mortale: diniego, rabbia, negoziazione, depressione, accettazione. Chiave del suo lavoro è la ricerca del modo corretto di affrontare la sofferenza psichica, oltre che quella fisica.
Usava anche praticare la tecnica dell’”uscita fuori da corpo” OBE, che aveva appreso da Robert A. Monroe. Negli anni 70 ha tenuto numerosi seminari e conferenze.


1.1 LE CINQUE FASI DELLA KUBLER-ROSS
Il modello a cinque fasi della Kübler-Ross (1970) rappresenta uno strumento che permette di capire le dinamiche psicologiche più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia grave. Da sottolineare che si tratta di un modello a fasi, e non a stadi, per cui le fasi possono anche alternarsi, presentarsi più volte nel corso del tempo, con diversa intensità, e senza un preciso ordine, dato che le emozioni non seguono regole particolari, ma anzi come si manifestano, così svaniscono, magari miste e sovrapposte. Anche se la maggior parte delle persone sembra vivere le fasi secondo l’ordine in cui vengono descritte, non si tratta di un percorso “evolutivo a stadi”, per cui le fasi possono manifestarsi in qualsiasi ordine e ripresentarsi successivamente, ma anche presentarsi sovrapposte.


1.1.1 Fase della Negazione o del rifiuto: “Ma è sicuro, dottore, che le analisi sono fatte bene?” “Non è possibile, si sbaglia!” “Non ci posso credere”, sono le parole più frequenti di fronte alla diagnosi di una patologia organica grave; questa fase è caratterizzata dal fatto che il paziente rifiuta la verità e ritiene impossibile di avere proprio quella malattia. Molto probabilmente il processo di negazione del proprio stato può essere funzionale al malato per proteggerlo da un’eccessiva ansia per la propria morte e per prendersi il tempo necessario per organizzarsi. È una difesa, che però diventa sempre più debole, con il progredire della malattia, qualora non s’irrigidisca e non raggiunga livelli patologici di disagio psichico.


1.1.2 Fase della rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, il personale ospedaliero, Dio. La frase più frequente è “perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e relazionale del paziente. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.
1.1.3 Fase del patteggiamento: in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare, ed in quale progetti può investire la speranza, iniziando una specie di negoziato, che a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazione del paziente, sia con le figure religiose. “se prendo le medicine, crede che potrò vivere fino a…”, “se
guarisco, farò…”. In questa fase, la persona riprende il controllo della propria vita, e cerca di riparare il riparabile.


1.1.4 Fase della depressione: rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire e di solito si manifesta quando la malattia progredisce ed il livello di sofferenza aumenta. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione: una reattiva ed una preparatoria. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono andati persi. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si stanno per subire. In questa fase della malattia la persona non può più negare la sua condizione di salute, e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta. Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della morte, tanto più probabile è che la persona viva fasi di depressione.


1.1.5 Fase dell’accettazione: quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva ad un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono di intensità moderata. In questa fase il paziente tende ad essere silenzioso ed a raccogliersi, inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto. È il momento dei saluti e della restituzione a chi è stato vicino al paziente. È il momento del “testamento” e della sistemazione di quanto può essere sistemato, in cui si prende cura dei propri “oggetti” (sia in senso pratico, che in senso psicoanalitico). La fase dell’accettazione non coincide necessariamente con lo stadio terminale della malattia o con la fase pre-morte, momenti in cui i pazienti possono comunque sperimentare diniego, ribellione o depressione..

mercoledì 8 ottobre 2014

Realtà....

Si concepisce il reale concreto, facendolo nostro.
Lo viviamo con assoluta certezza, nel convincimento perpetuato dal quotidiano.
Veniamo fatti da rabbia, costruiti dal dolore e dalle infinite solitudini che finiamo con il desiderare, persi come siamo nel disprezzo dei nostri consimili.
Ladri della nostra stessa aria.
Eppure ci uniformiamo, per poter transitare sulle autostrade del nostro stesso decadimento, ricordandoci in lampi di lucidità di quale sia il nostro ruolo nell'ordine naturale delle cose.
Il dolore pare esser la nostra migliore ancora alla vita.
Dove la gioia, purtroppo assume oramai, il preludio alla privazione.
Avidi di gioia, dimentichiamo il dovere sociale, le aspettative del prossimo, arroccati al sano egoismo auto celebrativo del piacere.
Infinite realtà, tante quanti gli esseri viventi, permangono nei flussi spazio temporali, inanellati in una paternogenesi. realtà create dalla stessa esistenza.
In intrecci infiniti quanto il divenire nell'infinito probabile.
Esistenze gettate al caso.
Unico e imperatore del nostro umano divenire.

lunedì 6 ottobre 2014

Siamo solo ombre nel tempo e raggi di luce

Per un raggio di luce...
Per alcuni, il nostro esser vissuto non è altro che un fagotto gettato via nel tempo.
Per qualcun altro, nei folli intrecci della vita, potremmo significare una fondamentale lezione per l'esistenza.
Insostituibile evento, la cui preponderante ed assoluta essenzialità ne diviene radicale perno per porre una svolta.
A volte neppure considerata, nell'ottusità di un pensiero troppo radicato nella certezza, altrimenti volto ad un sano e costruttivo dubbio.
Pongo il mio sguardo al dolore di altri, e lo faccio mio, per quanto presuntuosamente possibile, e nell'inutilità del mio gesto, vedo l'espiazione di colpe  non comprese da altri.
O più probabilmente, responsabilità inespresse, che giustificano una condotta di esistenza troppo miserabile per esser accettata.
Volgo il mio sguardo alla mia stessa umanità, e vedo il fiume di questo umano divenire inutile in un percorso dettato alla rovina.
Come lemmings votati all'autodistruzione, indotta dallo stesso fine.
Disaccorarsi divine un dovere necessario, e con queste, altre infinite parole si perdono nel tempo di questo spazio impossibile, alimentato da elettroni.
Augurio per genti non ancora nate, e magari gettate nel tempo.
Dove la forza di rinascere possa esser esempio per chi ha tutto e non apprezza nulla.